Tre domande a…Daniela Bonanzinga


Tre domande a…serve a uscire dal blog, a impedirgli di diventare semplicemente il punto di vista dei titolari.
Ci siamo detti che ci servivano pensieri pensati da altri, persone che come noi sono state investite dal digitale mentre abitavano un mondo diverso. Vogliamo capire come quest’ospite invadente è entrato nella loro vita e nel loro lavoro, nella loro arte e nella loro scrittura, quali corde tocca e cosa promette per il futuro.

La nuova ospite è Daniela Bonanzinga, libraia messinese molto attiva nel lavoro di incentivazione della lettura, dentro e fuori le mura della sua attività, grazie al progetto di portata nazionale lalibreriaincontralascuola.

Sembra ogni giorno più difficile far uscire il rapporto fra cartaceo e digitale da una logica di mutua esclusione. Ci chiediamo se tu, da libraia, vedi spazi per una convivenza.

Le opinioni personali sono una cosa, la realtà è cosa diversa.
Cartaceo e digitale convivono da anni e questo matrimonio non ci ha visto attori ma osservatori passivi. Posso invece decidere se applaudire o nicchiare, questo è possibile. Quando circa quattro anni fa tramite il nostro software gestionale abbiamo iniziato a vendere l’ebook come un qualsiasi libro di carta, per mesi mi sono interrogata sul mio ruolo: come mediarlo, se promuoverlo, se presentarlo, insomma che uso dovevo fare di questo prodotto? Affrontare da libraia queste domande mi è servito molto a capire. Consiglio a un cliente di acquistare l’ebook se ha un problema di vista o se il libro cartaceo è fuori catalogo. Non medio altra vendita di ebook all’interno della mia libreria per il semplice motivo che chi compra in formato digitale non compra il cartaceo e a me che gestisco una libreria non conviene suggerire al mio cliente di spostarsi sul formato digitale che lo avvicina alla rete e lo allontana dalla libreria fisica.

Grazie ai big data una quantità immensa di informazioni viene raccolta ogni minuto dai lettori e messa a disposizione degli editori. Il rischio, sostengono alcuni, è che si sviluppino algoritmi capaci di prevedere a colpo sicuro cosa può vendere, rendendo impossibile la pubblicazione di opere che viaggiano su binari diversi da quelli tracciati dalle statistiche. Altri, invece, vedono nella capacità di “indovinare” il best seller un’opportunità per le case editrici di far quadrare i conti generando margini fondamentali per le opere più di nicchia.
Raccontaci quali scenari prevedi per la bibliodiversità del futuro.

È un vecchio dibattito che intimorisce i piccoli editori che si sentono schiacciati dallo strapotere dei grandi gruppi. Io penso in una direzione diversa: se possedessi una piccola casa editrice, se avessi un chiaro progetto di sviluppo a cui riferirmi non avrei come continua preoccupazione quello che fanno quelli molto più grandi di me.
Le mie parole sono sostenute da fatti. Faccio la libraia da 35 anni a Messina. Non mi sono mai preoccupata delle politiche commerciali delle librerie di catena. Nel momento in cui accade che un concorrente mette in crisi la tua sopravvivenza devi riuscire attraverso la tua specificità a perseguire progetti di salvezza e di rilancio. La realtà non è modificabile, tu resti piccolo e loro grandi. Sta a te trovare punti di forza e andare avanti. Questo accade esattamente nell’editoria. Credo comunque che i libri che hanno successo concedano boccate d’ossigeno all’attività.
Alla fine la cosa importante è far quadrare il cerchio.
Per il futuro non ho affatto le idee chiare. Penso inoltre che la mia forza sia stata la fine della preoccupazione e la liberazione della creatività.
Ho chiaro un concetto: voglio fare il futuro, voglio partecipare ai nuovi scenari perché solo questo mi rende viva.

La tua libreria è da sempre un luogo non solo di commercio ma anche di presidio e promozione culturale. Parlaci di come si rapportano le tue attività con i social network, ormai parte integrante del nostro ambiente quotidiano. Vorremmo sapere se li usi e con quali ritorni.

È vero, la mia libreria è un grande presidio culturale e commerciale. L’utilizzo dei social ha coinciso con il drastico taglio dei costi gestionali, per cui ho dovuto improvvisarmi ed esplorare questo mondo con risorse limitate. Uso Facebook come social primario. Ho notato che potenzia molto l’immagine all’esterno e velocizza le relazioni con autori ed editori. Credo in un progetto molto personale di “libreria social” che trasferisce dall’esperienza virtuale al luogo fisico il lettore.
Mi piace credere che il social serva a riportare le persone in libreria per discutere di persona e scambiare idee e opinioni. Insomma non mi arrendo al progetto mondiale che vede in seria difficoltà il commercio fisico. Guardo sempre dietro il vetro la mia libreria e mi interrogo su quando sentirò che quel luogo fisico non ha più motivo di esistere. Per adesso allineo la mia mente al mio cuore e vado avanti per tutti coloro che, come me, credono che le librerie abbiano un senso.

Daniela…in parole sue!

image1Nasce a Messina nel 1962. All’età di diciotto anni inizia a lavorare a Messina nella libreria di famiglia, consegue la laurea in lettere moderne.
Fonda lalibreriaincontralascuola, progetto di incentivazione alla lettura nelle scuole di ogni ordine e grado noto in tutta Italia. Insegna alla scuola per librai “Umberto ed Elisabetta Mauri”.
Nel 2010 vince il premio Mauri, Oscar alle librerie indipendenti come migliore libreria d’Italia.
È determinata a non cedere alla crisi pur operando in una delle zone a più basso consumo culturale di tutto il paese.


5 risposte a “Tre domande a…Daniela Bonanzinga”

  1. Ringrazio Daniela per le sue risposte che, in un momento storico in cui sembra che i libri siano avviati su un ineluttabile viale del tramonto, ci ricorda innanzitutto che questa percezione è quantomai illusioria e, cosa non meno importante, che libri e librai hanno ancora molto da dire, e da fare, nella costruzione delle coscienze.

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    • Quanto è’ vero, signora Bonanzinga, che spesso dovremmo trovare la forza di liberare la fantasia e mettere fine alle preoccupazioni.
      Al di là del formato e della modalità non dobbiamo dimenticare che i libri veicolano emozioni e la ringrazio per avercelo ricordato.

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  2. Un complimento sincero ad una imprenditrice coraggiosa e ad una appassionata promotrice di cultura. Faccio parte di quella categoria di persone che, pure non disdegnando le tecnologie, amano visceralmente la fisicità dei libri stampati (un po’ come la fisicità dei nostri legami a fronte degli scambi solo virtuali) e sono certa che finché ci saranno persone come lei potremo stare tranquilli che tale ” fisicità” e tutto ciò che essa contiene e protegge e coltiva sarà presidiata. Buon lavoro!

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  3. Trovo che il coraggio e lo spirito imprenditoriale di Danila Bonanzinga siano da ammirare e da studiare, per poterlo replicare in molte altre librerie.
    Jeff Bezos, l’uomo dietro Amazon, ha dichiarato di volersi comportare con i piccoli editori come il leone fa con una gazzella malata (“Amazon should approach these small publishers the way a cheetah would pursue a sickly gazelle.”) e credo che di fronte a una tale brutalità, che sia stata una battuta o meno, c’è da riflettere perché questo approccio viene usato anche per favorire l’ebook a scapito del libro cartaceo e di chi non si adegua al “modello Amazon”.
    Ho appreso da Aidan Chambers – e ne condivido il pensiero – che la lettera su carta e in ebook offre due tipi di esperienze diverse e non necessariamente in contrasto tra loro.
    Perciò ben venga questa bella esperienza riportata, che dimostra la capacità di una piccola realtà di utilizzare la propria dimensione come punto di forza, senza escludere completamente o a priori il digitale, anzi utilizzandolo in una delle sue forme più adeguate al contesto, i social, per portare le persone in libreria.
    È un ottimo contro esempio che smonta la teoria che i social allontanano: in realtà se usati in modo adeguato offrono la possibilità di allargare i confini del “circolo dei lettori”, per poi offrire un luogo fisico dal volto umano per condividere l’esperienza di lettura, chiedere consigli e comprare un buon libro.
    Un’ultima osservazione: questo circolo potenziato, chiamiamolo così, fatto di persone oltre che di social, ha il pregio di superare il limite oggettivo degli algoritmi di previsione usati ad esempio per mostrare i risultati dei motori di ricerca: la bolla che l’algoritmo crea impedisce di avere idee fresche, fuori dal contesto, “a sentimento”, limite che una libreria dal volto umano e dalla vista lungimirante non ha. Complimenti!

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  4. Ringrazio Daniela e i redattori del blog “correre pensando”, per i loro preziosi contributi alla riflessione sul rapporto tra mondo reale e mondo digitale.
    Il mondo dell’editoria, intendo soprattutto quello delle case editrici indipendenti e con un serio progetto editoriale, è in grande affanno, dovendo competere con colossi sempre più agguerriti e nel contempo con il mondo dell’editoria digitale.
    Ho appena letto un’intervista a Ginevra Bompiani, fondatrice della casa editrice Nottetempo, che assise con dolorosa attenzione alla acquisizione della Bompiani da parte della Mondadori, ennesimo passo verso la creazione di un unico colossale contenitore di “scatole” ormai vuote del loro spirito originario.
    Io però vorrei porre un accento positivo sul particolare e insostituibile valore di “persistenza fisica” di luoghi come la libreria di Messina.
    Sono una lettrice instancabile e “multitasking”, mi avvalgo cioè sia del canale cartaceo che di quello digitale, sia dell’acquisto fisico, che del prestito bibliotecario (quest’ultimo evolutosi notevolmente negli ultimi tempi, tanto da consentire comodissimi prestiti online, in luoghi e orari assolutamente irrituali e altrimenti impraticabili ).
    Però amo molto girovagare per le librerie della mia o di altre città .
    In questi luoghi mi sento sicuramente meno sola e spesso mi accade che siano i libri stessi ad esercitare una loro misteriosa attrazione su di me……una collocazione curiosa , un’ immagine interessante, la qualità della grafica utilizzata per la composizione del titolo, il loro peso e dimensione…..quel particolare libro mi chiama e spesso dal contatto fisico nasce il desiderio di possederlo e conoscerne il contenuto.
    Un rito “magico” , che spesso mi ha consentito di incappare in libri e autori veramente fondamentali, soprattutto nei periodi più difficili della mia vita.
    Un rito che può avvenire solo in un luogo fisico, reale, in una libreria vera…. nessun sito online sarà mai in grado di consentire analoghe “coincidenze significative” , momenti importanti che penso abbiano segnato l’esperienza di ogni frequentatore di librerie.
    Penso quindi che anche per questo “piccolo” motivo le librerie reali non potranno mai essere interamente soppiantate dal mondo digitale, e voglio ringraziare anche per questo chi, come la signora Bonanzinga, sa preservare, con il suo instancabile impegno, un bene prezioso per l’intera collettività.

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