Nasce il blog di Domenico – Voce del verbo Stare


Con oggi lascio il blog correre pensando, nato da una comune intuizione e condiviso per anni con Luciano, che ne è sempre stato il titolare esclusivo. Le finalità di questo blog sono più specialistiche rispetto ai miei interessi ma assai più vicine alle sue, così ci siamo trovati di fronte a un bivio, rendere correre pensando generalista oppure salvare la sua identità e aprire un nuovo spazio di riflessione. Così è nato Voce del verbo Stare

Naturalmente, quando la mia maldestrezza tecnologica mi metterà con le spalle al muro, farò quello che faccio da sempre, chiamare Luciano e farmi recuperare prima dell’annegamento.


Nota di Luciano: quello che segue è il post che inaugura Voce del verbo Stare, chi volesse continuare a leggere le riflessioni di Domenico le troverà, a partire da oggi, sul sito vocedelverbostare.net


Una premessa necessaria

Parleremo di psicologia ossia di normalità, perché questa disciplina è nata per studiare la normalità. Non vedo un mondo invaso dalla patologia, in tutti questi anni non mi è mai accaduto. Vedo, questo sì, disagio, sofferenza, vissuti e timori di inadeguatezza, altri nomi della normalità.

Si può parlare di psicologia pacatamente, senza farla diventare la caricatura di se stessa. Se ne può discutere proficuamente imparando a osservare ciò che succede nel quotidiano, ragionandoci sopra e cercando di stabilire qualche utile nesso, a beneficio di chi cerca di orientarsi tra le varie strade che gli si aprono davanti mentre attende ai propri compiti, vitali (ossia amore, lavoro, amicizia) o più ordinari. 

Sarà questo, dunque, il nostro metodo, privilegiare la realtà. Osservarla, ascoltarla, provare a individuarne i connotati e la logica, possibilmente senza complicarci la vita con interpretazioni fantasiose o ideologiche, piuttosto che con linguaggi iniziatici che ci fanno sembrare intelligenti ma in realtà dimostrano solo che non abbiamo nulla da dire e che stiamo confondendo le persone.

Qualunque teoria resterà sempre piccola cosa a fronte dell’alfabeto senza confini della realtà. Non proporremo mai verità semmai “finzioni”, ossia ragionamenti liberi costruiti utilizzando con prudenza il materiale che abbiamo osservato, se non funzionano li gettiamo via, come fazzolettini da naso.  

“Voce del verbo Stare” è un blog, sebbene io non sia, per anagrafe, cultura e scelte personali, un blogger, semmai, giunto a un’età rispettabile, vorrei raccontare con lentezza ciò che credo di avere di visto e che credo di vedere. “Credo”, appunto. 

Potrei essermi sbagliato, se è stato così ve ne accorgerete subito, perché la psicologia non è esclusiva dei professionisti del settore e neppure dei laureati in materie psicologiche, è una competenza diffusa, talvolta sorprendentemente concentrata in persone che fanno tutt’altro nella vita, come un’operaia con la terza media da cui credo di avere preso lezioni incessanti, durante quella che doveva essere la “sua” terapia. 

Questo non significa che potete fidarvi ciecamente, semplicemente che troverete un modo di procedere che parte da una visione dell’uomo precisa e risponde con una psicologia che si muove coerentemente con quella, suffragata anche dai dati dell’esperienza sul campo, l’unico vantaggio che posso vantare su chi legge. In questo spazio si può ragionare, si può persino litigare, ma non si potrà offendere, neppure per difendere le proprie idee perché le buone idee non necessitano di guardaspalle, basta esprimerle e motivarle civilmente. Dunque, tutti i commenti saranno moderati prima della pubblicazione, se mi sembreranno contrari alla premessa, non saranno condivisi.


Una replica a “Nasce il blog di Domenico – Voce del verbo Stare”

  1. Caro Domenico, grazie.

    Nella tua premessa ho ritrovato una considerazione fatta da uno dei miei due veri Maestri di architettura. In una delle prime lezioni del corso ci disse che l’unica differenza tra lui e noi era solo che lui aveva un pò più di esperienza. Era Enzo Mari, pluripremiato in Italia e all’estero, con opere esposte anche al Moma di New York. L’umiltà appartiene solo ai grandi.

    "Mi piace"

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