Per una ragione o per l’altra, ciò che accade da un anno nella storia del mondo non piace a nessuno e, del resto, non potrebbe essere diversamente, essendo stati colpiti nella nostra natura profonda, quella interattiva, ma anche nelle nostre sicurezze, da quelle minute a quelle più importanti.
Reazioni normali, spesso responsabili, a un evento che per dimensioni ed effetti potremmo considerare straordinario, sebbene non lo sia, perché gli abitanti del pianeta sono sottoposti a continui traumi, spesso vere e proprie tragedie. La differenza è che ora è toccato a noi, i parenti ricchi, abituati a pensare che il cancro venga sempre al vicino di casa e che solo i figli degli altri tirino di coca.
Eppure, malgrado il cumulo di certezze posticce, sono state poche le risposte patologiche, poche le esagerazioni, malgrado l’entità della prova e malgrado le narrazioni interessate. La reazione è stata certo più composta dell’aggressione, più matura di quelle di coloro che avrebbero avuto il compito di tenere la barra. In genere ciò che minaccia il nostro spazio, la nostra autonomia o interferisce coi nostri disegni non è benvenuto, eppure soprattutto in questi momenti non andrebbe dimenticato che, se siamo parte di una comunità, l’obbligo di tutelare gli altri aumenta, una tutela che comincia dalla doverosa necessità di non complicare le cose chiamando malattia un normale avvilimento la cui assenza sarebbe stata, lei sì, preoccupante.
Esistono eventi capaci di illuminare l’animo umano con grande intensità, svelandolo in controluce fin nei suoi dettagli più minuti. Il virus è stato chirurgico.
Negli anni scorsi è stato posto in orbita, dall’Agenzia Spaziale Europea, il satellite Planck, il cui scopo era mappare tutto l’universo visibile. Oggi possiamo ammirare la splendida immagine risultante, un’immensa cartina geografica, scaturita dal lavoro di quella macchina, che mostra esattamente com’è costruito l’universo in cui viviamo. L’impressione è che Covid-19, un satellite metaforico, esattamente come Planck abbia fotografato l’animo di tutti noi, mettendolo a fuoco assai meglio di quanto avrebbero potuto fare tutti gli psicologi. A patto, naturalmente, di voler guardare.
Ogni singolo abitante della Terra si è trovato una via d’uscita, originale, unica. Qualcuno negando la realtà, la maggior parte facendosene carico e collaborando, pure in presenza di difficoltà maggiori di tante guerre. Di certo niente sarà come l’anno 2019, l’ultimo della grande illusione.
Almeno per questo, ma forse non solo, dovremmo ringraziare il virus, la sua mappa dell’universo umano resterà per decenni. Quando questo tempo sarà passato, proviamo a domandarci come abbiamo compiuto la traversata, potrebbe esser utile per sapere cosa possiamo aspettarci da noi, dagli altri ma, soprattutto, cosa gli altri possono attendersi da noi. Ora la mappa consegnata da Covid-19 ci consente di fornire risposte meno ingannevoli e questa potrebbe essere la nostra vera salvezza.
L’immagine rappresenta la mappa della Radiazione cosmica di fondo ricostruita a partire dalle immagini raccolte dal satellite Planck