Tre domande a…serve a uscire dal blog, a impedirgli di diventare semplicemente il punto di vista dei titolari.
Ci siamo detti che ci servivano pensieri pensati da altri, persone che come noi sono state investite dal digitale mentre abitavano un mondo diverso. Vogliamo capire come quest’ospite invadente è entrato nella loro vita e nel loro lavoro, nella loro arte e nella loro scrittura, quali corde tocca e cosa promette per il futuro.
L’ospite di questa settimana è Cristina Beffa, giornalista.
Sei una giornalista, per anni direttrice di uno storico mensile della San Paolo, “Famiglia Oggi”, poi direttrice di Paoline Audiovisivi.
Chissà cosa può avere provato una persona nella tua posizione mentre la nave di carta cominciava a prendere il largo, e si avvicinava, sempre più imponente, quella del digitale.
Sono cresciuta nel mondo della carta stampata, ancor prima di approdare al lavoro professionale nei giornali. Lo studio e la formazione, infatti, erano legati alla “carta”. Poi, negli anni giovanili ho fatto molta radio, come cronista prima e in seguito come responsabile di Palinsesto. Forse è anche per questo che dopo il primo sconcerto, mi sono fatta “curiosa” di un mondo totalmente altro. Ho capito che la mia formazione, e la professione svolta, mi rendevano capace di venire catapultata dentro una realtà che era il futuro. Così, piano piano, per necessità e per curiosità, sono entrata nell’universo del digitale e non lo abbandonerò più. Troppo forte! Gli orizzonti si allargano, le occasioni si moltiplicano, le connessioni aprono dimensioni mai sperimentate prima. Ovviamente non ne sono schiava! E, soprattutto, non dimentico né trascuro il fatto che la comunicazione interpersonale la vince su quella digitale, anzi, ne è il segreto di riuscita.
Il mondo maschile è sempre stato al timone dell’editoria grande e piccola, salvo eccezioni. Il femminile è un ingrediente dosato in modo insufficiente nel mondo dell’informazione. Noi crediamo che questa ingiustificata asimmetria abbia avuto un’influenza decisiva sulla percezione della realtà da parte dei cittadini.
Sei una professionista navigata, ti chiediamo qualche considerazione non diplomatica sulla questione.
Il maschilismo ha regnato non solo nell’editoria. Anche nella Chiesa e nella società. Noi donne siamo consapevoli del ruolo a cui ci vorrebbero relegare i potenti, ma per natura, noi siamo capaci di arrivare subito al dunque, siamo capaci di resistere nelle difficoltà, di fare più mestieri contemporaneamente (penso alle madri di figli piccoli), ci guadagniamo spazi a fatica, ma non restiamo ferme. Per questo non soccombiamo facilmente e superiamo difficoltà professionali anche enormi.
Personalmente non ho recriminazioni. Sono contenta di come ho svolto il mio lavoro in svariati ambiti: radio, giornale, audiovisivi.
Con l’enorme quantità di materiale presente nella rete, forse incapperemo nel pericolo di rimasticare pezzi di passato trovando meno affascinante andare in cerca di futuro. Intendiamo dire che il giornalismo dalla scrivania di casa potrebbe trasformare la realtà in un fantasy. Il tuo parere su questo possibile scenario ci interessa
La vostra domanda mi porta su un duplice binario: quello di Internet e quello di una riflessione sul giornalismo in quanto tale.
Internet ha dato la possibilità alla gente di accedere alla comunicazione, che è un processo orizzontale: quelli che trasmettono possono anche ricevere. Mentre l’informazione è una struttura verticale in cui pochi forniscono fatti e idee (direzione/redazione) e molti leggono (destinatari). Dobbiamo ammettere che i giornali sono “sopravvissuti” all’arrivo della radio e della televisione. Ce la faranno anche con Internet.
C’è però da tener conto del fatto che non è facile definire cosa sia il giornalismo. La sua storia inizia prima dell’invenzione del termine (XIX secolo) e può essere scandita da tre grandi fasi:
- quella che precede l’invenzione della stampa e si esplicita attraverso le tante forme di raccolta e diffusione di informazioni che si sono manifestate nelle società europee e asiatiche fin dalle più antiche civiltà, come la “romana” e la “cinese”;
- quella che segue l’invenzione della stampa e che prende forma in Europa nella prima metà del XVII secolo dando vita agli antenati dei giornali;
- quella, infine, che si situa nel XIX secolo, prima negli Stati Uniti con l’invenzione della penny press, e poi in Europa.
Quindi, il giornalismo si declina in modo diverso a seconda delle epoche storiche e delle tradizioni culturali nazionali. Allora, nel tempo di Internet dovremo comunque procedere secondo alcune regole fondamentali del giornalismo. In primis la verifica delle fonti (senza accontentarsi di prendere dal primo lancio della rete). Un giornalista, qualunque sia il mezzo che usa deve essere curioso, deve guardare e vedere, osservare e cercare di capire. E deve interrogarsi, farsi delle domande. Soltanto dopo, potrà scrivere la notizia.
Cristina Beffa
Cristina Beffa è una Paolina che ha fatto della Comunicazione e dell’informazione solidale la propria area professionale. Laureata in Filosofia, giornalista professionista, ha svolto la sua attività in molteplici ambiti della comunicazione: radio, rivista, audiovisivi. Attualmente si occupa del Festival/Settimana della comunicazione. È autrice di alcuni saggi, tra i quali: “Eppure è viva, i chiaroscuri della famiglia” (ed. Monti), Il genio femminile (autori vari, ed Regalità), Trasformazioni della famiglia e protesta degli adolescenti (in La Famiglia n. 174) e vari saggi pubblicati dalla rivista Famiglia Oggi.
Una replica a “Tre domande a…Cristina Beffa”
L’ha ribloggato su lifeintransparency.
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