Perché correre pensando


Nel corso di un convegno sulla memoria digitale (Luciano era relatore, Domenico spettatore) eravamo rimasti impressionati dall’entusiasmo dei relatori, talmente travolgente da non ammettere eccezioni. Accade sempre così quando ci si innamora di una prospettiva, nella nostra testa diventa subito verità, il passo successivo è che lo deve essere per tutti.

Si tratta di un atteggiamento molto diffuso, quello degli entusiasti acritici, ne viene investito ogni ambito, dalla politica alla religione, dall’economia allo sport, dalla tecnologia alla scienza. Se possiamo permetterci di sopportare una simile pretesa quando ci troviamo di fronte a un valoroso “dimostratore”, una di quelle persone che vengono a casa nostra per presentarci le virtù di un’aspirapolvere o di un robot da cucina, non ci è consentito essere tanto generosi quando ci sono di mezzo i delicati interessi della persona e ancora meno se la persona di cui parliamo è un bambino o un ragazzo. Così, all’entusiasmo inattaccabile dei relatori, che magnificavano le virtù del passaggio all’era digitale facendo intendere che chi non si adeguava era all’incirca un uomo primitivo, avevamo opposto, dalle reciproche posizioni, un piccolo ragionamento e una conclusione.

Il ragionamento argomentava che lo stile di vita, ossia il modo singolare che ognuno di noi utilizza per muoversi verso i propri obiettivi, poggia su tre gambe: la costituzione ereditaria, le impressioni soggettive e l’ambiente. Quest’ultimo ingrediente, probabilmente il più importante, viene investito frontalmente dalla digitalizzazione della realtà e dunque sarebbe necessario tenerne conto. La conclusione era conseguente, ossia non ci spaventava l’accelerazione dei processi (e dei progressi) che il digitale porta con sé, né a livello individuale e nemmeno a livello sociale, ma correre per il semplice gusto di farlo non significa nulla, correre non è una meta, e quindi noi avremmo preferito si correre ma pensando.

A queste considerazioni aggiungiamo adesso che negli ultimi trent’anni il numero dei bambini che vengono sottoposti a cure psicofarmacologiche è cresciuto enormemente mentre l’uso di antidepressivi in Occidente è schizzato in alto come un acrobata che rimbalza sulla rete di sicurezza. Non parliamo poi della proliferazione di diagnosi relative ai disturbi scolastici e delle sigle sempre più sofisticate che vengono adottate per descriverli. Recentemente, il curatore del DSM-IV, il noto psichiatra Allen Frances, si è dichiarato pentito della inarrestabile psichiatrizzazione della realtà, e in occasione dell’uscita del DSM-V si è fatto presente con un volume, significativamente intitolato “Primo, non curare chi è normale”.

Tramite questo blog vogliamo riflettere sugli effetti che produce sulle persone, soprattutto le più esposte, come i minori, la massiccia irruzione del digitale nella loro vita, non perché temiamo questo nuovo stimolante ospite, ma per la semplice ragione che vogliamo conoscere meglio le sue credenziali e i suoi progetti. Desideriamo, come detto, correre pensando e soprattutto farlo in compagnia, aprendo queste pagine ai contributi di quanti condividono le stesse sane incertezze e vogliono dire la loro.


3 risposte a “Perché correre pensando”

  1. Buonasera,

    Trovo che l’approccio modesto, metodico e di alto valore della Fisica nei confronti della realtà ben si addica alle finalità di questo nuovo spazio: per un mondo che cambia e lo fa in modo sempre più rapido e con variabili al contorno sempre più travolgenti, sia un’ottima idea riflettere in modo consapevole sulla frenetica realtà potenziata dal digitale.
    L’ondata pervasiva, che ci ha investiti con più informazioni di quante di norma ne possiamo elaborare, con qualità differenti e impatti notevoli e con una tecnologia che ha radicalmente cambiato le interazioni tra le persone, porta con sé anche nuovi modi di rileggere la quotidianità e le trasformazioni che stanno avvenendo dentro e attorno a noi.
    Vi faccio un grande in bocca al lupo per questo stare al passo con i tempi in modo ragionato, perché la corsa incessante verso il futuro non finisca per lasciare indietro il corridore.

    Mattia

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  2. Buon giorno, sento che e’ stato toccato un argomento quotidiano ,al quale i “poveri” ( perche’ devono crescere per capire il significato delle cose che gli stanno intorno ) giovani inesperti , sono bombardati e spesso le esche/prede di nuovi modi di vivere ,per noi veterani giudicati anomali, incoerenti : faccio un esempio vero simpatico ma che puo’ dire tutto, dove sedute all’ombra sulla panchina del viale alberato l’una poco distante dall’altra le due amiche coetanee di 12 anni restando in sommesso silenzio , chine sul proprio telefono cellulare si scambiavano…..messaggi…..

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